<<Dal cortile di cemento un giovanotto a gola tesa gridava al terzo piano di ombre e sprazzi di luce: "State tranquilli, sono disoccupato.">>
Così, invece di continuare la nostra discussione, scendemmo per incontrarlo.
Era un ragazzo di circa 17 anni, triste e magro, indossava un pantaloncino blu, una maglia bianca, delle scarpe bianche ed un orologio rotto, aveva i capelli castani, ma soprattutto aveva una faccia pallida.
Era lì per cercare un lavoro, ma invece di aiutarlo nella sua ricerca, facemmo amicizia con lui.
Si chiamava Giulio.
Dentro era una persona molto allegra. Aveva perso i suoi genitori e viveva con la nonna.
Aveva una borsa di studio, ma non bastava, così si era messo a cercare un lavoro.
Dopo un po', lo invitammo su nel nostro appartamento e alla fine gli chiedemmo di venire con noi l'indomani in spiaggia e lui accettò.
La mattina successiva, dopo un po', arrivarono degli amici, che - invidiosi del nostro legame con Giulio - ci presero i telefoni e li misero nello zaino del nostro nuovo amico.
Ma per fortuna un passante li vide ed intervenne.
Discutemmo un po', ma alla fine dimenticammo tutto.
Eravamo amici e tra amici si supera tutto.
Diaba Diallo
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