Respirare. Un atto così semplice, attuabile in due mosse.
Inspirare. Espirare. Scacco matto. E vi pare facile? A me no, neanche un po'.
Nel respiro c'è tutto un universo di sensazioni, di emozioni che, normalmente,
non siamo abituati a percepire. Semplicemente perché il nostro respiro è un
gesto automatico. Non pensato. Ma se gli diamo il giusto peso diventa una delle
azioni più complesse, belle e gratificanti della vita. Mettiti comodo.
Concentrati su te stesso. Prendi un bel respiro, lento, dal naso. Goditelo. Un
attimo di pausa. Apri la bocca e lascia uscire tutta l'aria come fosse una
liberazione. Bello, vero? Ora prova a farlo più lentamente. Allunga la pausa e
respira. Così, direi, che sembra quasi noioso. A dei ragazzi non lo puoi
proporre in questo modo. A dire il vero neanche a degli adulti dovresti
proporlo così ma che ci volete fare, gli adulti vogliono fare per forza i
“grandi”, i “seri” e allora a loro lo spieghiamo così ma con i ragazzi
dell'Associazione San Francesco D'Assisi di via San Carlo a Caserta, abbiamo
vissuto il respiro come un gioco. Con gioia. Aria dentro. Pausa e buttate
l'aria il più lontano possibile. E poi? Poi chiudete gli occhi. Veronika, Iana,
Mohamed, Aram, Antonella, Buri, Maksim, Ivan, Svytoslav, senza fare domande.
Senza protestare. Senza dubbi hanno chiuso gli occhi. “Sapete vedere con gli
occhi chiusi?” - Prima una risata, che ci sta sempre bene e poi, le risposte.
“Sì”. “Con l'immaginazione”. “Con le mani”. “Con il naso, la bocca”. Risposte
semplici e per questo semplicemente vere. A questo punto, ci siamo immersi nel
gioco dei sensi. Una mimosa. Tutti in cerchio, seduti, ad occhi chiusi.
Ciascuno con il desiderio di sbirciare ma, sono stati al gioco e hanno tenuto
gli occhi chiusi. Uno alla volta, spontaneamente, sono stai i conduttori del
gioco. Prima Veronika. Le ho dato in mano un ramoscello di mimosa. Immaginate.
I fiori, piccoli, morbidi dal profumo intenso. Veronika è passata dai suoi
amici. Li ha accarezzati con il ramoscello, passandolo loro sulle gote, sul
dorso della mano. Sotto al naso. La prima reazione al contatto è stata di
stupore. Si sono ritratti un momento. Hanno cercato di aprire gli occhi. Un
istante e poi si è ricreata la magia. Hanno respirato. Hanno immaginato. Hanno
accarezzato. E poi, occhi aperti. Quando erano nel mondo degli occhi chiusi
hanno capito che si trattava di un fiore e hanno anche capito quale fosse. Ad
occhi aperti il giallo intenso della mimosa ha fatto continuare il gioco. “Cosa
vi fa venire in mente il giallo?” - Il sole. Le stelle. La libertà. La
speranza. Il buio. “Il buio Mohamed?” - “Sì, perché quando è notte e mi sdraio
a terra, all'aperto, guardo il cielo e vedo le stelle”. Il buio fa vedere le
stelle. Questa sì che è un'associazione insolita che, però dona il vero senso
della percezione. Il gioco è poi continuato ad occhi chiusi con gli odori più
disparati. Il rosmarino che, però, se non si spezza, non emana il suo
fantastico profumo. Il pungente odore dei chiodi di garofano. Una saponetta
dall'odore acre. Un burro cacao al lampone dal morbido tatto e infine per
ricaricare il buon umore, il gusto sollecitato da piccolo taralli saporiti. E
ora? E ora si prosegue. Occhi chiusi. Occhi aperti. Mani chiuse. Mani aperte.
Ogni cosa ha un senso ma mai un senso unico. Sta a noi scoprirlo e insieme, lo
scopriremo, con un sorriso.
Giovanna Giaquinto
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